Inchiesta Fonsai di Torino: così le Lobby assicurative scrivono le Leggi

14 luglio 2017
Dall' inchiesta della Procura di Torino sulla acquisizione Fonsai Unipol emergono i contatti che portano alla luce il lavoro di lobbying dei gruppi assicurativi in Parlamento. Il panorama è desolante: le compagnie parlano degli emendamenti come "nostri", ammettono che li scrivono loro e poi li passano ai parlamentari di riferimento, che li presentano come soldatini obbedienti. Il tutto sulla pelle dei danneggiati e delle vittime della strada.

Come è potuto succedere che negli ultimi 15 anni i livelli di tutela delle vittime della strada siano crollati, rendendo il risarcimento un far west in cui il danneggiato è trattato alla stregua di un pericolo sociale?

Semplice: le parti politiche che richiedono agli elettori deleghe affermando di voler difendere i più deboli, poi scrivono le leggi sotto dettatura dei più forti. E' la storia del famoso "articolo 8" del decreto "Destinazione Italia" emersa dall' inchiesta di Torino sulla acquisizione di Fonsai da parte del gruppo assicurativo bolognese, in cui sono riportati gli scambi fra lobbisti e direzione.

Molte le chicche: "Stefano, meno scrivi che sono i nostri emendamenti, meglio è": è l' SMS del Presidente di Unipol, Luigi Stefanini, al responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo di Bologna Stefano Genovese.

"Questa mattina abbiamo visto Yoram [Gutgeld, consigliere economico di Renzi, relatore della norma] e gli ho dato già una prima tornata di emendamenti, adesso stiamo finendo gli altri" scrive Genovese pochi giorni prima.

Non si parla solamente di clausole abusive per costringere i contraenti alla riparazione convenzionata, di sponsorizzazioni governative alle scatole nere e di divieto di cessioni del credito, ma anche di danni mortali. E' il parlamentare PD Ernesto Carbone che fa la figura del passacarte nella narrazione di Genovese, che il 31 dicembre aggiorna Stefanini: "guarda, altre novità. Il PD ha ritirato un emendamento che invece gli avevamo fatto presentare sui danni mortali (...) un emendamento [ovviamente inteso a ridurre i risarcimenti spettanti ai parenti delle vittime] che avevamo fatto presentare a Carbone".

Poi, però, scosso dalle convulsioni del governo Letta, il PD si spaccò sulle ultime votazioni, e alla fine l' art. 8 (sostenuto anche dalla Senatrice Vicari, nel frattempo finita nei guai nel contesto di una inchiesta della Procura di Trapani) venne stralciato.

Un vero peccato, per una iniziativa che procedeva sotto i migliori auspici. Gutgeld, risulta dalle carte, ne avrebbe parlato addirittura con Renzi, che gli avrebbe detto: "Vai, e spacca i sassi!". Cioè, fuor di metafora: spacca le vittime della strada.

Nulla di illecito, a quanto è dato capire. Nulla che gli addetti ai lavori non sapessero già (non ci sorprenderebbe certo scoprire una simile regia nei famosi emendamenti "spuntati" come funghi, nel giro di una notte, nel corso dell' iter di approvazione al Decreto Concorrenza, oggi conosciuti come commi 3 ter e 3 quater della L. 27/12). Fa una certa impressione, tuttavia, leggere nero su bianco i crudi retroscena. Così si fanno le leggi  nel nostro Paese.

[Avv. Marco Bordoni, testi estratti da articoli comparsi oggi sul quotidiano La Stampa, segnalati dall' Avv. Massimo Perrini]

 

Come è potuto succedere che negli ultimi 15 anni i livelli di tutela delle vittime della strada siano crollati, rendendo il risarcimento un far west in cui il danneggiato è trattato alla stregua di un pericolo sociale?

Semplice: le parti politiche che richiedono agli elettori deleghe affermando di voler difendere i più deboli, poi scrivono le leggi sotto dettatura dei più forti. E' la storia del famoso "articolo 8" del decreto "Destinazione Italia" emersa dall' inchiesta di Torino sulla acquisizione di Fonsai da parte del gruppo assicurativo bolognese, in cui sono riportati gli scambi fra lobbisti e direzione.

Molte le chicche: "Stefano, meno scrivi che sono i nostri emendamenti, meglio è": è l' SMS del Presidente di Unipol, Luigi Stefanini, al responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo di Bologna Stefano Genovese.

"Questa mattina abbiamo visto Yoram [Gutgeld, consigliere economico di Renzi, relatore della norma] e gli ho dato già una prima tornata di emendamenti, adesso stiamo finendo gli altri" scrive Genovese pochi giorni prima.

Non si parla solamente di clausole abusive per costringere i contraenti alla riparazione convenzionata, di sponsorizzazioni governative alle scatole nere e di divieto di cessioni del credito, ma anche di danni mortali. E' il parlamentare PD Ernesto Carbone che fa la figura del passacarte nella narrazione di Genovese, che il 31 dicembre aggiorna Stefanini: "guarda, altre novità. Il PD ha ritirato un emendamento che invece gli avevamo fatto presentare sui danni mortali (...) un emendamento [ovviamente inteso a ridurre i risarcimenti spettanti ai parenti delle vittime] che avevamo fatto presentare a Carbone".

Poi, però, scosso dalle convulsioni del governo Letta, il PD si spaccò sulle ultime votazioni, e alla fine l' art. 8 (sostenuto anche dalla Senatrice Vicari, nel frattempo finita nei guai nel contesto di una inchiesta della Procura di Trapani) venne stralciato.

Un vero peccato, per una iniziativa che procedeva sotto i migliori auspici. Gutgeld, risulta dalle carte, ne avrebbe parlato addirittura con Renzi, che gli avrebbe detto: "Vai, e spacca i sassi!". Cioè, fuor di metafora: spacca le vittime della strada.

Nulla di illecito, a quanto è dato capire. Nulla che gli addetti ai lavori non sapessero già (non ci sorprenderebbe certo scoprire una simile regia nei famosi emendamenti "spuntati" come funghi, nel giro di una notte, nel corso dell' iter di approvazione al Decreto Concorrenza, oggi conosciuti come commi 3 ter e 3 quater della L. 27/12). Fa una certa impressione, tuttavia, leggere nero su bianco i crudi retroscena. Così si fanno le leggi  nel nostro Paese.

[Avv. Marco Bordoni, testi estratti da articoli comparsi oggi sul quotidiano La Stampa, segnalati dall' Avv. Massimo Perrini]

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